La Residenza ha un cortile indipendente ed esclusivo incorniciato tra i vicoli dei Sassi in cui rilassarsi e godersi la quiete che qui si respira. Lo stile unico e caratteristico della Casa Grotta richiama quello stile essenziale prevalente quando queste dimore erano abitate dall’antica civiltà rupestre.
Dormire nella Residenza Casa grotta è un’esperienza unica e indimenticabile. Una suite familiare con camera matrimoniale, camera doppia, angolo salottino e bagno privato. Le luci soffuse e le tonalità chiare e calde del tufo dei suoi ambienti riecheggiano i suoni e le voci della vita che un tempo scorreva negli antichi rioni dei Sassi. Verrete rapiti dall’atmosfera magica della grotta e dalle tradizioni materane.
Alla suite si accede da un piccolo cortile, quello che un tempo era il vecchio vicinato, luogo di incontro delle massaie e dei ragazzini che trascorrevano qui le loro giornate mentre i capifamiglia erano fuori a lavorare in bottega o nei campi. Ancora presenti in questa Residenza gli antichi canali che servivano a far fuoriuscire i fumi del focolare dell’antica dimora. Sotto i vostri piedi, celata dalle tavole in legno del pavimento, si nasconde la vecchia cisterna utilizzata per raccogliere l’acqua piovana tramite un ingegnoso sistema idraulico.
“Questi coni rovesciati, questi imbuti si chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui a scuola immaginavamo l’inferno di Dante. La stradetta, strettissima, che scendeva serpeggiando, passava sui tetti delle case, se così quelle si possono chiamare. Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone: ognuna ha sul davanti una facciata; alcune sono anche belle, con qualche modesto ornato settecentesco.”
Così scriveva Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato ad Eboli raccontando la vita semplice ed umile che si svolgeva all’interno di queste dimore. Interi rioni scavati nella roccia tufacea, abitazioni rustiche costituite per lo più da un unico vano popolati fino agli anni Cinquanta da famiglie di contadini e artigiani che vivevano in case grotta come questa in cui vi trovate ora.
Adornate di pochi suppellettili, le abitazioni avevano in comune un focolare con la cucina, un piccolo tavolo al centro della casa sul quale tutti i membri della famiglia mangiavano in comunione, un materasso ripieno di foglie di granturco che fungeva da giaciglio per il riposo del patriarca e della consorte e, accanto al letto, un grande comò con più cassetti, utilizzati per riporre oggetti e utensili e, quando necessario, come culla per i neonati.
La casa grotta fungeva da ricovero notturno anche per gli animali che, dagli ambienti in fondo alla grotta, riscaldavano la dimora con la loro presenza. Gli uomini lasciavano le case all’alba diretti ai campi o al pascolo nella murgia mentre le donne e i bambini vivevano il “vicinato”. Il cortiletto su cui affacciavano le abitazioni diventava il fulcro di relazioni profonde di amicizia e interdipendenza. La coesistenza con altre famiglie produceva l’esigenza di far sapere dove si andava, cosa si faceva o, eventualmente anche di fingere: il vicinato diventava così un “teatro” ed i vicini un pubblico spesso intransigente.
Curiosità: Nel 1964 Pier Paolo Pasolini girò buona parte del suo Vangelo secondo Matteo tra queste stradine di pietra, simbolo del sottosviluppo dell’Italia meridionale. Allora Matera era una città quasi sconosciuta ma fu scelta da Paolini che, dopo aver visto Israele, Siria e Palestina trovò proprio nei Sassi i paesaggi mediorientali adatti per il suo film sulla vita di Gesù.